Messaggio dell'arcivescovo Francesco Coccopalmerio
L'Arcivescovo Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi ha inviato questo messaggio al Rettore del Santuario mons. Aldo Passerini che ne ha dato lettura in basilica nella veglia di lunedì.
Città del Vaticano, 1 febbraio 2010
Reverendissimo Mons. Passerini,
non potrò, purtroppo, essere presente ai solenni funerali di Padre Camillo ed è per questo che mi permetto di mandarLe un semplice segno della mia vicinanza spirituale.
La morte di Padre Camillo è stata per me motivo di tristezza e di sollievo.
Di tristezza, com’è ovvio, per la perdita di un Amico, anzi di un Padre o di un Maestro: era per me sempre arricchente parlare e confrontarmi con lui, godendo, per quanto senza merito, della sua convinta stima e del suo fraterno affetto.
Di sollievo, anche, e di sollievo sentito, per il motivo che con la morte Padre Camillo è stato liberato dal suo “calvario”, che, ultimamente, si era fatto assai gravoso. Ho visitato il Padre (ed è stato una grazia!) il passato 8 gennaio e l’ho visto incapace di parlare, lui che aveva fatto della parola detta e scritta, la parte preminente della sua missione. Perdere la capacità di parlare dev’essere stato terribile. E la morte lo ha liberato da questa condizione di crocifisso.
Ma il sollievo per la morte di un giusto, come fu certamente il nostro carissimo Padre, viene essenzialmente dalla fede: “Le anime dei giusti sono nell’abbraccio di Dio” insegna il Libro della Sapienza e noi oggi siamo lieti di pensarlo così, nell’attesa di rivederlo, e di risentirne la voce, ed è per questo che la nostra tristezza si accompagna al sollievo, anzi alla gioia.